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sabato, 20 Aprile 2024

Piazza Battisti perde uno dei suoi simboli

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È passato oltre un mese ma sembra che i sangavinesi si siano già abituati alla novità, stiamo parlando dello spostamento dello storico impianto di distribuzione di carburante da piazza Cesare Battisti a via Maria Carta. La zona storica che fu della vecchia stazione perde un altro elemento cardine, motivi di sicurezza hanno fatto sì che una zona ultimamente dimenticata sia potuta cadere ulteriormente nel buio.

Piazza Battisti perde uno dei suoi simboli
Piazza Battisti perde uno dei suoi simboli

L’impianto è nato a fine anni ’50 ed è stato gestito per oltre trent’anni da Gianfranco Senis mentre negli ultimi venticinque anni la gestione è passata in mano al figlio, Roberto. I marchi che si sono alternati sotto gli occhi degli automobilisti sangavinesi sono stati Shell, Ip, Agip e Eni. Se fino a qualche mese fa tutti pensavamo come riqualificare l’area della vecchia stazione, ora il problema si aggrava: cosa fare anche dell’area dell’ex distributore di carburante?

L’Eni smantellerà tutto, alberi compresi, bonificherà l’area e asfalterà il piazzale. Risultato? Una vasta area di San Gavino ancora più vuota. Le idee sono tante e ahinoi alcune costose come quella di chiudere al traffico una delle due strade che portano a via Torino per lasciare un piccolo parco all’interno, c’è chi pensa di sfruttare il tutto con la realizzazione di alcuni parcheggi.

Piazza Battisti perde uno dei suoi simboli
Piazza Battisti perde uno dei suoi simboli

Già a partire dalle prossime manifestazioni si potrebbe pensare di aggiungere piazza Cesare Battisti alle classiche Piazza Marconi, Piazza della Resistenza e Piazza Montevecchio, nelle quali si dividono gli eventi organizzati dalle numerose associazioni di San Gavino, quattro piazze per far rivivere una zona di cui anche le attività commerciali stanno soffrendo il declino. L’importante per noi è che non venga abbandonata una zona che, aveva bisogno di tutto fuorché di un’ulteriore perdita.

Sarebbe importante che il Comune, per quanto possibile, prenda in mano la situazione e non aspetti che l’Eni smantelli un’altra memoria storica del nostro paese, un paese che troppo spesso pensa al passato dimenticandosi del futuro. E se in quella zona del paese la stazione è chiusa da più di sette anni, questo sembra essere l’ultimo treno che passerà da quelle parti.

Luca Fois, Comprendo

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