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domenica, 26 Marzo 2023

Vi ricordate Copparoni? Noi vi diciamo come vive

Eventi e manifestazioni

La rubrica del Corriere dello Sport ci racconta il passato, ed il presente, del più famoso calciatore sangavinese di tutti i tempi.

Renato Copparoni è nato a San Gavino Monreale il 27 ottobre 1952. Entrato a quasi 17 anni nel Cagliari, ha vissuto l’anno dello scudetto al fianco di Riva e Albertosi. Ha debuttato in A con il Cagliari nel 1973; ha giocato poi nel Torino (1978-1987) e ha chiuso nel Verona (1987-88). Da tecnico, ha lavorato nel settore giovanile della Lazio, nel Foggia, nel Chievo, poi sempre al fianco di Mimmo Caso, nella Lazio in A, nella Nuorese, nella Monreale. Ha fondato la Nuova Italpiombo, a San Gavino Monreale, di cui è vicepresidente e allenatore. Sposato con la signora Giovanna, ha un figlio, Riccardo, di 17 anni.

Renato Copparoni
Renato Copparoni
«Feci un passo in avanti, mezzo metro, forse nemmeno, mi tremavano le gambe. E rimasi immobile». Stadio San Paolo, 2 marzo 1986, minuto 78 di Napoli-Torino, fallo di Zaccarelli su Bagni, calcio di rigore. Settantamila urlanti, tabellone luminoso pronto a passare dal 3-1 al 4-1, possibilità di errore pressoché zero. C’è lui – anzi: Lui – al tiro, non segna da tre mesi è vero, ma di rigori da quando è in Italia ne ha infilati otto su otto, il San Paolo aspetta che si celebri il rito, sacro, ineluttabile, inevitabile. Renato Copparoni, 33 anni, portiere del Toro cresciuto a Cagliari a schivare le bombe di Giggirriva, aspetta in porta, sereno: «Non avevo nulla da perdere: un rigore è già una sentenza scritta, figurarsi con lui dall’altra parte». Fino a quel momento lo aveva fermato in tutti i modi, anche di testa fuori area, quasi una sfida personale. Lui con una rabona aveva propiziato il secondo gol, ma non aveva segnato. Poi arrivò il minuto 78. «Avevo visto, due settimane prima alla Domenica Sportiva, che contro l’Inter aveva aspettato che Zenga si muovesse, poi aveva tirato. Mi ero detto: se capita a me, non mi muovo. Quando arrivò sulla palla, ero ancora fermo. Tirò, ma non poté dare forza, né lo angolò troppo. Mi tuffai alla mia destra, deviai in angolo. Fu incredibile avvertire il San Paolo zittirsi per qualche istante, poi Bertoni andò a tirare l’angolo e partì il coro, Diego, Diego…».

Renato Copparoni oggi ha 58 anni, e da venticinque è il primo portiere ad aver parato in Italia un rigore a Diego Maradona. «Non mi sono mosso, sono stato fortunato» commentò quel pomeriggio. «E’ stato bravo, Copparoni» sentenziò Lui. Sette fu il voto in pagella a Renato, 6,5 per Diego, sul Corriere dello Sport-Stadio di quel giorno. Aveva visto lungo Gigi Radice, quando salutò il suo portiere di ritorno negli spogliatoi: «Coppa, hai messo un sigillo indelebile alla tua carriera…».

Prima e dopo quegli undici metri, Renato Copparoni è stato tanto altro. Un portiere apprezzato, un professionista corretto e rispettoso dei ruoli, un calciatore che è riuscito a laurearsi, quindi un allenatore di saggezza e garbo, nelle sue esperienze tra Lazio e Foggia, tra Chievo e Nuorese. E prima ancora un ragazzo timido ed educato, che dopo un campionato di Seconda categoria non voleva credere al telegramma arrivato dal Cagliari, settembre 1969: “Si presenti al ristorante Corallo, ore 17.30, per la Coppa Italia”. Era il Cagliari di Manlio Scopigno avviato allo scudetto, aveva in porta Albertosi, Reginato e Tampucci, e lui a 16 anni non ci voleva credere: «Telefonai in sede, pensavo a uno scherzo… L’appuntamento alle 17.30, alle 16 era già lì sotto… Mio padre Eliseo mi disse: “Mi raccomando, l’educazione”, “O ba’ – gli risposi – certo, quelli lì ce li ho tutti sulle figurine! E per me quel giorno furono signor Riva, signor Albertosi, signor Domenghini, finché Nené mi portò ad ascoltare con loro musica brasiliana in camera e ruppi il ghiaccio».

Oggi Renato, già assicuratore in un’attività che segue la moglie, è responsabile commerciale per la Sardegna della Cpl Concordia, società emiliana che distribuisce gas metano e prodotti energetici. Al suo paese, San Gavino, ha fondato la Nuova Italpiombo, riprendendo il nome della gloriosa società di operai di cui era dirigente il padre. E’ allenatore, vicepresidente, sponsor, «nel senso che sono tra quelli che mettono i soldi» ride. Ovviamente gioca ancora in porta con gli ex rossoblù del Cagliari, nel torneo Amatori, e quando gli capita un rigore contro, le gambe non tremano più: chiunque ci sia di fronte, pensa, non sarà mica Maradona..

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