Si è svolta il 4 gennaio 2025 a San Gavino Monreale, nella casa museo Dona Maxima, sede dell’associazione culturale Sa Moba Sarda la presentazione del libro “Tzafanau – a prend’e oru… torrada ’e amori!” di Franco Melas, un saggio che racconta la storia della coltivazione e della cultura del zafferano.
Una lectio magistralis tenuta da uno dei massimi esperti mondiali della spezia che rende San Gavino un’eccellenza conosciuta a livello internazionale, con la consueta umiltà di chi – anche a 80 anni – è sempre pronto a mettersi in discussione e ripartire da zero. Del resto, dice Franco Melas citando Paolo Orrù, “lo zafferano fa come vuole”. Infatti la produzione dipende dall’annata: sia che i bulbi siano stati disposti bene (o meno bene), i risultati non sono scientificamente prevedibili dagli agricoltori e spesso ci sono differenze tangibili tra le fioriture anche a distanza di pochi metri tra una fila e l’altra.
Tanti i concetti interessanti espressi dal professor Melas durante la presentazione e per mezzo delle diverse letture, a partire dall’introduzione offerta dalla figlia Anna Melas, autrice circa 30 anni orsono di una tesi di laurea – proprio sullo zafferano – ripresa in più punti nel volume presentato ieri. A partire dal concetto di “traballu torrau”, ossia del “lavoro restituito” e della “paga in zafferano” (un grammo di spezia per ogni ora di lavoro) che veniva data in occasione delle feste e non come retribuzione diretta a chi aiutava le famiglie nella raccolta e lavorazione dei fiori.
Si tratta di una filosofia che trova spazio anche tra le pagine del nostro giornale. Citando le parole di Franco Melas “l’approccio deve essere come curare il giardino di casa, non come la gestione di un’azienda. Un certo reddito può e deve essere ricavato, ma come integrativo ad altre attività di lavoro. Pertanto le dimensioni di uno zafferaneto” – e di una piccola testata giornalistica locale, diciamo noi, ritrovandoci appieno in queste parole – “deve essere rapportato alle possibilità individuali di potergli dedicare proprie ore di lavoro, col supporto della collaborazione dei componenti la famiglia e del giro di amicizie su cui si può contare, non direttamente retribuito”. Questa profonda connessione tra il paese di San Gavino Monreale e lo zafferano la si ritrova infatti anche nel nostro giornale, unico nel panorama nazionale ad avere il fiore dello zafferano (per quanto stilizzato) nel logo e ad avere un’apposita sezione dedicata alle news sullo zafferano.
Durante la presentazione nella sala convegni nella casa museo Dona Maxima non sono mancati i momenti emozionanti e gli interventi di Antonio Garau, presidente dell’associazione Sa Moba Sarda, e degli amministratori locali (del passato e del presente), con un ricordo anche per chi non è più tra noi ma che tanto ha dato al paese e alla causa dell’oro rosso.
La parte finale della presentazione è stata dedicata a un dibattito in cui si è finalmente parlato di DOP (Denominazione di Origine Protetta) e di DeCO (Denominazione Comunale di Origine), due sistemi di riconoscimento legati alla valorizzazione e alla tutela dei prodotti agroalimentari e gastronomici, con caratteristiche e finalità differenti, che possono essere vantaggiose per i giovani (e meno giovani) che si affacciano alla coltivazione della spezia più rappresentativa di San Gavino e della Sardegna intera.
Ci sarà tempo e modo di approfondire la tematica – anche su queste pagine, raccogliendo l’esortazione di Franco Melas a parlarne attraverso la stampa – in sinergia con le istituzioni che avranno il compito di mettere in atto quelle strategie e agevolazioni per creare opportunità imprenditoriali per chi decide di investire nell’agricoltura.
Da parte nostra, un ringraziamento a Franco Melas per la “lezione” contenuta tra le pagine del suo libro, che va oltre l’aspetto meramente scientifico e sa toccare le corde dell’animo del lettore, che riconosce un po’ della propria storia (e di quella della propria famiglia) nei racconti e nei ricordi di chi nei decenni passati si è dedicato con amore alla coltivazione dello zafferano.
Ecco, infine, qualche diapositiva della presentazione.