Un dibattito centrale per il futuro della Sardegna ha animato ieri l’incontro organizzato da ANCI Sardegna, che ha riunito centinaia di sindaci per discutere l’annosa questione del Comparto Unico dei dipendenti della Regione e degli Enti Locali. Tra i protagonisti del confronto, il Consigliere Regionale Alberto Urpi e l’assessore Francesco Spanedda, che hanno portato sul tavolo le rispettive prospettive e priorità.
Il Comparto Unico, istituito vent’anni fa con la Legge 9 del 2006, rappresenta un esempio emblematico di quanto le leggi, senza decreti attuativi, rischino di rimanere inefficaci. Come sottolineato da Alberto Urpi, il mancato funzionamento del Comparto Unico non solo crea disparità salariali tra i dipendenti pubblici, ma compromette anche l’efficienza dei servizi erogati dai comuni, pilastri fondamentali del territorio.
“È stato necessario l’impegno congiunto dei comuni e di ANCI Sardegna per rimettere in moto il processo,” ha dichiarato Urpi, ricordando che durante la scorsa legislatura sono stati compiuti importanti passi avanti, tra cui l’istituzione di una cabina di regia e lo stanziamento di 52 milioni di euro per il triennio. Tuttavia, l’assenza di una legge attuativa ha impedito di trasformare queste risorse in benefici tangibili per i dipendenti locali.
Il 2024, come sottolinea Urpi, ha segnato un timido progresso con l’erogazione dei fondi stanziati, ma senza variazioni di bilancio e senza la definizione del tetto del salario accessorio, il risultato è stato ancora una volta insufficiente. L’attenzione ora è rivolta alla proposta di legge 68, che mira a completare finalmente il percorso avviato due decenni fa.
Il Consigliere Urpi ha evidenziato l’importanza di un impegno corale e bipartisan per portare a termine questo progetto. “L’unica via per il comparto unico sarà l’equiparazione del salario, non il salario accessorio, ovvero sarà necessario avere un contratto unico.
L’auspicio è quello di andare avanti con coraggio, in commissione e in aula, anche dicendo qualche no. Questo è il momento del comparto unico regione e enti locali, inutile pensare di allargare a ogni altro comparto rischiando di rallentare ancora” ha sottolineato, ribadendo la necessità di agire con determinazione in Commissione e in Aula.
La mancata applicazione del Comparto Unico non è solo un problema di giustizia sociale per i lavoratori, ma un freno per i servizi essenziali offerti dai comuni. In molti territori dell’isola si registrano già gravi carenze, come la mancanza di medici di base o i tagli al dimensionamento scolastico. Secondo Urpi, “se anche i comuni e le province smettono di dare risposte, la Sardegna rischia di trovarsi in ginocchio.”
“Nel momento in cui si sarà tutti parte di un’unica comunità al servizio dei cittadini, sarà garantita un’interpretazione delle norme più omogenea sul territorio, così come le stesse opportunità di accesso alla formazione e all’innovazione, elementi fondamentali per un miglioramento complessivo della funzione pubblica, che è l’obiettivo che ci siamo dati come Giunta”, ha dichiarato l’Assessore Spanedda. “Il Comparto unico è una questione di giustizia: a fronte della quantità di deleghe che la Regione dà in mano ai comuni, la differenza stipendiale rimane enorme. L’attribuzione di funzioni ulteriori non è seguita da un adeguamento dello stipendio”.
L’attuazione del Comparto Unico non è solo un passo verso l’efficienza amministrativa, ma una strategia per contrastare il fenomeno dello spopolamento, rafforzando il ruolo dei comuni come motore della vita locale e regionale.
L’incontro si è concluso con un appello all’unità e alla determinazione, affinché il Comparto Unico possa finalmente diventare realtà, garantendo giustizia e prospettive concrete per tutti i cittadini sardi.