Il tecnico romeno porta freschezza e innovazione mantenendo la solidità ereditata da Inzaghi
Una rasa di barba, su consiglio di Marcus Thuram, per presentarsi più giovane al debutto in campionato. Cristian Chivu ha iniziato così la sua avventura sulla panchina dell’Inter, con un gesto simbolico che rappresenta la volontà di portare freschezza e novità a un gruppo desideroso di riscatto dopo il finale amaro della scorsa stagione. Nonostante la limitata esperienza in Serie A (solo 14 panchine, più delle sole di Grosso, Cuesta e Pisacane), il tecnico romeno porta con sé un bagaglio di idee chiare e una determinazione contagiosa.
Voltare pagina e guardare avanti
Il mantra è stato chiaro sin dai primi giorni: azzerare il passato e ripartire con nuove motivazioni. “Quello che è successo è alle spalle”, ha affermato Chivu, esprimendo la volontà di guardare al futuro senza portarsi dietro il peso delle delusioni vissute. Una visione condivisa dallo spogliatoio, come confermato da Alessandro Bastoni, che dopo aver ironizzato sul nuovo irresistibile Thuram “reduce da sei mesi di vacanza”, ha voluto precisare: “Una squadra che arriva seconda in campionato a un punto e raggiunge la finale di Champions non poteva essere a fine ciclo”.
La transizione post-Inzaghi sta avvenendo nel segno della continuità dei valori ma con significative innovazioni tecniche e metodologiche. L’eredità lasciata dal precedente allenatore rappresenta infatti un’ottima base di partenza su cui Chivu sta costruendo la sua visione di gioco.
Preparazione intensa e nuova filosofia tattica
La preparazione atletica è stata uno dei primi elementi di cambiamento. Affidata al preparatore Rapetti, già nello staff di Mourinho nell’anno del Triplete, è stata compressa nei tempi ma estremamente intensa nei contenuti, tanto che lo stesso Chivu, abituato a un solo pasto giornaliero (serale), teme di essere ingrassato durante il ritiro. I risultati però sono evidenti: giocatori chiave come Lautaro e Dimarco sono apparsi in una condizione fisica invidiabile.
Sul piano tattico, le innovazioni sono significative pur mantenendo l’ossatura della squadra pressoché invariata, con la sola eccezione di Sucic schierato titolare fin da subito, dimostrandosi tra i migliori per senso tattico e tocchi decisivi. Chivu ha ridotto la costruzione dal basso, privilegiando uno sviluppo più rapido e verticale del gioco, che diventerà ancora più fluido con il rientro di Calhanoglu. I difensori centrali come Pavard e Bastoni continuano ad avanzare negli spazi, ma senza le sistematiche sovrapposizioni che caratterizzavano il gioco di Inzaghi.
Un cambiamento sostanziale riguarda il pressing, ora più alto e aggressivo, con le mezzali che rappresenteranno la chiave tattica della stagione. “Arrivavamo nei finali di partita parecchio stanchi perché la doppia fase toglie tante energie”, ha spiegato Bastoni, “Chivu mi ha consigliato di andare in attacco meno volte, ma meglio…”.
Leadership e nuovi patti
Dietro l’apparente leggerezza e il gusto per la battuta, Chivu nasconde un carattere deciso e principi non negoziabili. Dopo aver coccolato la squadra durante il ritiro negli Stati Uniti per rimarginare le ferite della Champions, ad Appiano ha mostrato anche un lato più severo, stabilendo regole precise e “patti” con il gruppo. Alla domanda se si stia creando empatia con la squadra, ha risposto con il suo stile inconfondibile: “Fino a quando i giocatori non li tolgo c’è empatia, poi arriveranno le polemiche. Cerco di essere me stesso, coerente e credibile. E quando serve alzo la voce”.
I “patti” menzionati dal tecnico sembrano riguardare non tanto le rotazioni o i minutaggi, quanto piuttosto determinati comportamenti in campo: per riconquistare lo scudetto serve un’Inter più lucida e meno esagitata nei momenti decisivi, capace di gestire le emozioni e mantenere la concentrazione anche sotto pressione. Una sorta di operazione simpatia, ma rivolta all’interno del gruppo e non certo alle avversarie.
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Mentre l’Inter si concentra sul proprio percorso di rinnovamento, altre realtà del calcio italiano affrontano importanti sfide di mercato, come dimostra la complessa trattativa che vede il Tottenham tentare l’assalto a Nico Paz del Como, una situazione che evidenzia come il crescente interesse internazionale per i talenti della Serie A rappresenti sia un’opportunità che una sfida per i club italiani determinati a mantenere i propri gioielli.
