Nel Museo dell’Emigrazione di Asuni (Oristano), nel centro della Sardegna, è stata redatta la “Dichiarazione di Asuni”, un documento che propone una nuova visione della diaspora sarda (sono circa 2 milioni gli emigrati sardi nel mondo) come rete viva, attiva e strategica per il futuro dell’Isola.
L’iniziativa è maturata in occasione dell’evento conclusivo del progetto Italea Sardegna, promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e gestito in Sardegna dall’Ente del Terzo Settore Cumbidu.
La Dichiarazione – che sarà scritta in tutte le lingue, compreso il sardo, con la versione del professor Simone Pisano dell’Università di Siena – riconosce il valore storico e contemporaneo dell’emigrazione sarda e invita istituzioni, imprese e cittadini a costruire un patto di fiducia e collaborazione tra le sarde e i sardi nel mondo, fondato sulla reciprocità, la partecipazione e la co-progettazione del futuro dell’isola.
I sei impegni della Dichiarazione di Asuni
- Riconoscere la diaspora sarda come parte attiva della comunità regionale, con pari diritti di partecipazione ai processi decisionali e di sviluppo.
- Promuovere la connessione tra persone emigrate e realtà produttive, culturali e accademiche della Sardegna.
- Valorizzare le esperienze dei giovani emigrati, soprattutto nei campi dell’innovazione, sostenibilità, ricerca e cultura.
- Sostenere una rete digitale e fisica permanente tra Sardegna e comunità estere, ispirata a collaborazione e trasparenza.
- Rafforzare il legame tra generazioni, riconoscendo nel senso di appartenenza la chiave per un futuro condiviso.
- Trasmettere alle nuove generazioni il valore positivo della mobilità, della curiosità e dell’apertura come elementi fondanti dell’identità sarda contemporanea.
Una nuova identità collettiva
Il sindaco di Asuni Gionata Petza commenta l’iniziativa sottolineando il valore simbolico del luogo: “Asuni è oggi il cuore vivo di una nuova consapevolezza. Con questa Dichiarazione diciamo che la Sardegna non finisce ai suoi confini geografici: vive ovunque ci sia una donna o un uomo di origine sarda che porta con sé i valori, la lingua e la cultura dell’isola”.
Il rappresentante del Ministero degli Affari Esteri, Daniele Soro, ha evidenziato il valore strategico della diaspora per l’Italia nel mondo: “Le comunità sarde all’estero rappresentano una risorsa preziosa non solo per la Sardegna, ma per l’intero Paese. La loro energia e la loro competenza possono diventare un ponte stabile tra territori, innovazione e cooperazione internazionale”.
La diaspora come infrastruttura immateriale
Per Ignazio Boi, in rappresentanza dell’Assessorato al Lavoro della Regione Sardegna, la Dichiarazione è anche un invito alla concretezza: “I sardi nel mondo non sono una realtà distante, ma una risorsa strategica per lo sviluppo sostenibile della nostra regione. È nostro dovere creare strumenti che favoriscano il rientro dei talenti, il trasferimento di competenze e la creazione di nuove imprese connesse alla rete globale sarda”.
L’attenzione al turismo e all’immagine dell’isola è stata sottolineata da Marzia Cilloccu, in rappresentanza dell’Assessorato regionale al Turismo: “I nostri concittadini all’estero sono i migliori ambasciatori dell’isola. Con loro vogliamo costruire una narrazione condivisa che ci aiuti a crescere. Per farlo è necessario rafforzare il concetto identitario: capire chi siamo è il primo passo per comunicare al meglio la nostra unicità”.
Salvatore Cau, consigliere regionale e sindaco di Neoneli, ha richiamato il valore umano e culturale dell’iniziativa: “Rafforzare il legame tra chi è partito e chi è rimasto è fondamentale. L’emigrazione non deve più essere letta con nostalgia, ma come una ricchezza che continua a generare futuro, cultura e solidarietà”.
Un impegno collettivo per il futuro
La Dichiarazione di Asuni si conclude con sei punti programmatici che invitano a riconoscere la diaspora sarda come parte attiva della comunità regionale, a promuovere connessioni tra emigrati e realtà produttive, a valorizzare le competenze dei giovani, e a costruire una rete digitale e fisica permanente tra Sardegna e mondo.
“È un documento di visione ma anche di responsabilità collettiva, che presto sarà disponibile in tutte le lingue nelle piattaforme on line” ha concluso Andrea Vallebona, coordinatore del progetto. “Un patto di fiducia perché la Sardegna viva ovunque ci sia una persona di origine sarda”.





