«Non erano due gocce». Con queste parole il meteorologo Matteo Tidili ha commentato sui social l’ondata di maltempo che ha colpito nelle ultime ore il Sud Sardegna, in particolare tra Medio Campidano, Trexenta e area metropolitana di Cagliari, dove si sono registrate precipitazioni di intensità eccezionale.
Nel suo intervento, Tidili ha voluto smontare la consueta narrazione che accompagna ogni episodio di pioggia intensa, quando i disagi vengono spesso imputati a una presunta mancanza di manutenzione. «Tra Medio Campidano e Trexenta – spiega – si sono registrati 61,4 millimetri di pioggia in circa un’ora, di cui 15 millimetri in appena 10 minuti. Si tratta di ratei di precipitazione eccezionali, indicativi di piogge torrenziali concentrate in tempi brevissimi e su aree molto localizzate».
Il sistema temporalesco, dopo aver colpito il Campidano, si è poi spostato verso sud-est interessando il Parteolla e l’area di Cagliari con valori altrettanto elevati: «Nell’hinterland del capoluogo sono caduti tra 30 e 45 millimetri in circa mezz’ora, ben oltre la soglia di classificazione di nubifragio», evidenzia Tidili, ricordando che la media pluviometrica di ottobre per la zona si aggira intorno ai 45-50 millimetri in tutto il mese.
Il meteorologo spiega come, di fronte a eventi di questa portata, anche le infrastrutture urbane più moderne incontrino limiti strutturali: «Le reti fognarie non sono progettate per gestire portate d’acqua simili. Vengono dimensionate in base a tempi di ritorno e hanno inevitabilmente dei limiti fisici, oltre a essere spesso obsolete. Quando questi limiti vengono superati, è normale che anche una città efficiente vada in tilt, perfino se tombini e caditoie sono perfettamente puliti».
A incidere, oltre alla quantità d’acqua caduta, sono anche la morfologia del territorio e l’uso del suolo: «Aree depresse, canali tombati, reti idrografiche modificate o ostacolate rendono più difficile lo smaltimento dell’acqua. Non è quindi solo una questione di tombini, ma di un insieme di fattori – alcuni antropici, altri fisici – che interagiscono in un contesto in cui l’intensità delle piogge è ormai fuori scala rispetto agli standard con cui le infrastrutture furono progettate».
Tidili richiama infine l’attenzione sulla dimensione più ampia del problema, quella del cambiamento climatico. Gli scenari per i prossimi decenni, spiega, mostrano un aumento significativo delle precipitazioni estreme: «Per l’area di Cagliari, le proiezioni indicano un incremento fino al +37% della massima precipitazione giornaliera nello scenario RCP4.5. In termini pratici, ciò significa che eventi da 60 o 65 millimetri in 24 ore potrebbero diventare sempre più frequenti».
Di fronte a questi fenomeni, conclude il meteorologo, non basta più la semplice manutenzione: «Serve una pianificazione urbana che guardi avanti, tenendo conto di un clima che non è più quello di ieri, e che renda le nostre città capaci di adattarsi, non solo di reagire».






