Un’importante e urgente avvertenza è stata diramata da Claudio Seda, esperto di funghi e socio dell’Associazione Micologica Monte Linas, in merito alla presenza, nelle campagne di San Gavino Monreale e potenzialmente in altre aree della Sardegna, di un fungo altamente tossico, il Chlorophyllum molybdites, noto anche come “Falsa mazza di tamburo”, che causa gravi sindromi gastrointestinali a causa della sua pericolosa somiglianza con l’ottimo commestibile Macrolepiota procera. Distinguerli è di vitale importanza per la salute pubblica e l’esporto micologo Claudio Seda ha delineato tre differenze fondamentali da memorizzare per evitare l’intossicazione.
La prima differenza si osserva nelle lamelle: mentre la vera Mazza di tamburo le mantiene sempre bianche o crema, il velenoso C. molybdites le presenta verdi o verde-giallastre una volta raggiunta la maturità. La seconda distinzione si concentra sul gambo, che nel fungo tossico è liscio e bruno, completamente privo delle evidenti zebrature, simili a una pelle di serpente, che invece caratterizzano la M. procera commestibile.
Infine, il test del taglio offre una terza prova inconfutabile: se la carne del fungo velenoso viene tagliata, specialmente alla base del gambo, questa vira immediatamente al rossiccio o all’aranciato, mentre la Mazza di tamburo ha carne bianca che non cambia assolutamente colore.
La regola d’oro, quindi, non ammette eccezioni: in caso di minimo dubbio, se il gambo è liscio, le lamelle tendono al verde o se la carne arrossa al taglio, il fungo va tassativamente lasciato dov’è, poiché è tossico.
L’avvertimento si conclude con un appello etico e ambientale a non distruggere i funghi, anche se non commestibili per l’uomo, poiché svolgono un ruolo prezioso e fondamentale per l’equilibrio dell’ecosistema naturale.








