Persino i più distratti non possono evitare di notare, a San Gavino Monreale, nei pressi del Parco Rolandi, la grande scultura in metallo, opera dell’artista di fama internazionale, Giorgio Casu.
Singolare non è soltanto la sua forma con caratteristici segni incisi che denotano inconfondibilmente lo stile del suo autore, ma la sua genesi. Simbolo di trasformazioni e di rinascite, l’uovo realizzato da Casu non è ancora un’opera finita, ma è stranamente oggetto a sua volta di trasformazioni e rinascite. La struttura metallica, installata nel mese di agosto 2025, ha iniziato troppo precocemente a esibire colate che sembravano ruggine, sotto gli occhi sgomenti dei passanti: “Ecco, appena installata ed è già arrugginita”. Se la rinascita passa per successive trasformazioni, non può evitare momenti di decadenza. Il processo di ossidazione continuava inesorabilmente a conferire all’uovo un caratteristico color ruggine.
A ossidazione completata, ecco il demiurgo che ritorna sul posto per tirare la sua opera a lucido, contribuendo alla sua metamorfosi. “Ora sembra un uovo di cioccolato”, qualcuno commenta. Cioccolato non è di certo, ma se fosse stato ferro arrugginito, il processo di corruzione avrebbe segnato inesorabilmente la fine dell’opera. Invece l’acciaio patinato si ossida soltanto, conferendo alla struttura quel colore tipico e mantenendo, nel frattempo, la sua lucentezza. Casu non è alle prime armi con questo materiale: ci ha regalato altre strutture analoghe, come la “Pinna Nobilis” che rappresenta il bisso nel lungomare di Sant’Antioco o “Le vele”, presso il MUMA, il museo del mare del Comune di Sant’Antioco, nel 2022.
Ora che l’uovo è rinato possiamo dire che la sua creazione ci ha insegnato qualcosa. Non soltanto che le apparenze ingannano e che dobbiamo aspettare prima di giudicare. Anzi non è questo l’insegnamento. Abbiamo imparato che l’arte è lì proprio per ingannarci, per catturarci, per farci pensare, per trascinarci da qualche parte, per disturbarci, rassicurarci o colpirci. Abbiamo imparato che l’arte non è quella cosa bella e basta, non può essere un semplice sopramobile, un elemento d’arredo. L’arte parla, anche quando siamo noi ad esser convinti di parlare di lei.
La.F.






