San Gavino Monreale – dal Dizionario Angius-Casalis

Essendo così notevole il numero dei nullatenenti, dovea per conseguenza trovarsi in s. Gavino un numero considerevole di poveri, i quali in certe sinistre circostanze, quando la mercede che si può avere per i lavori è minore del bisogno, o quando manca il lavoro, perchè non sanno ingegnarsi, o non vogliono, diventano per necessità accattoni; ed infatti in nessun altro paese, dove sieno in gran numero i non possidenti, vedonsi tanti mendicanti, quanti in Sangavino. Cotesta spensieratezza a ricercare i mezzi di sussistenza si fomenta dalla fiducia che i miserabili hanno sempre avuto nella carità dei parrochi, i quali essendo ricchi per la pingue prebenda, hanno sempre dato con liberalità, e siccome non hanno saputo scuoterli dall’indolenza, animarli al lavoro ed indirizzarli in qualche industria, però se debbono essere lodati dello spirito di carità che han dimostrato nelle largizioni, nol meritano per altro rispetto, perchè non han fatto in modo che i poveri si mettessero in grado di procacciarsi con la propria industria i mezzi di sussistenza. In altre parti, quando nel paese non si vede modo di guadagnare il necessario, si va dove si possa trovar lavoro; i Sangavinesi non si vogliono discostare dalle loro case, e sono alcuni che ricusano di andare al prossimo stabilimento di Sabazu (detto di Vittorio Emmanuele) con una buona mercede.

Istruzione primaria. La scuola primaria suol essere frequentata da circa 46 fanciulli, ma il profitto che si fa è nullo, perchè i regolamenti non sono osservati. Si sperava che dopo l’istituzione della metodica, e per la vigilanza dell’ispettore stabilito dal governo, l’istruzione sarebbe più proficua, che era stata negli anni addietro; ma a nulla giovò il nuovo ordinamento, la sorveglianza e le visite dell’ispettore, e se questi per troppa benignità si mostra satisfatto, e per lodare le proprie sollecitudini loda la diligenza de’ maestri, il notorio nessun profitto de’ giovanetti protesta contro i maestri della primaria, contro i professori di metodica, e contro l’ispettore, ed hanno ragione i popolani che sono quotizzati per il salario de’ maestri, di pretendere che, se non si costringano i preposti alla primaria istruzione a fare il loro dovere, si tolga l’impostura di queste scuole, e si lasci loro il danaro che sono obbligati a dare a chi nol guadagna con la fatica. Questo nessun profitto fatto nella scuola primaria è provato evidentemente dal numero di coloro che in tutto il paese, eccettuati, come è ragione, quelli che han fatto gli studi nei ginnasii, preti, notai, chirurghi, ecc., sappiano leggere e scrivere, non essendo più che sei!!!, e forse nè pur di questi pochi si può far onore alla scuola perchè forse è vero che abbian imparato nelle scuole d’Ales. Ecco quanto si è profittato ne’ 28 anni da che questa scuola è stabilita.

Istituzioni di beneficenza. Ho scritto altrove che per consigli interessati di certuni, quasi tutte le lascite fossero fatte per messe, feste, novene, panegirici, processioni ed altre simili cose; pochissime per beneficare a’ miseri e per contribuire al bene della società: e tra queste pochissime posso ora notare due istituzioni, una per somministrare agli ammalati medicina e cibo, l’altra per certo numero di doti a zitelle che prendessero marito.

La prima di esse devesi a Catterina Perria, che in uno degli ultimi anni dello scorso secolo legò un’annua somma, ed a Raimondo Pani, che nel 1820 lo accrebbe; la seconda ad Isabella Ledda. Sono piccole le due somme, perchè quella destinata per gli ammalati poveri può ascendere a ll. n. 150, l’altra destinata per le doti a ll. 400 incirca; non pertanto scrivo il nome di questi benefattori per render onore alla loro memoria.

Nelle disposizioni della Ledda sono questi articoli, che del detto reddito annuo se ne facciano quattro parti, e queste sieno date a quattro zitelle della sua parentela, che siano già fidanzate, ed in mancanza di sue consanguinee od affini a quattro altre fanciulle.

Qui non lascerò di notare che tante volte la volontà della testatrice Isabella Ledda manca di effetto per l’infedeltà scandalosa degli amministratori, i quali come da taluni è stato detto, rivolgono in proprio profitto tutte od alcune parti di quel reddito, sì che le povere fanciulle restano prive di quel soccorso. Si leva l’amministrazione ad un prete per raccomandarla ad un altro prete; si toglie a quest’altro per la stessa ragione, e continua sempre la frode. Se i superiori ecclesiastici non possono fare che cessi questa iniquità, egli è ragionevole che l’amministrazione sia affidata a persone che possano rendere conti migliori.

Lavori femminili. Non si marita alcuna donna che non abbia fra le altre masserizie, che deve portare in casa dello sposo, anche il telajo: e siccome in alcune case ve n’ha più d’uno, però il numero dei medesimi è per lo meno di 700, tra i quali un solo formato nel modo de’ telai del continente.

Si lavora in lana per il panno forese, in lino per le tele grosse e fine, che sono veramente di maggiore durata di quelle che vengono d’oltremare.
Si tessono pure di lino e cotone coperte da letto (fanigas) ordinarie per la povera gente, e fine per le case agiate, broccate di fiorami a vario disegno, e se ne lavorano pure di lana sarda ed estera di diversi colori (cillonis o burras).

Particolarità. Non si può notarne alcuna, per cui si distinguano dagli altri nelle costumanze. Nel vestiario l’unica cosa per cui si discernano, è il color nero del giubbone, il quale è rosso ne’ Villacidresi, bianco di fustagno ne’ Guspinesi.

La ricreazione comune è, ne’ giorni festivi e nelle notti di certe feste popolari, la danza al suono delle zampogne; il canto all’armonia dello stesso rustico istrumento continua ad usarsi nella estate per le vie del paese, e si modula in rione una o due ottave di versi bissenari, ec. ec.
Amministrazioni. Il consiglio comunale componesi di otto persone, compreso il sindaco ed il segretario.
Il barracellato ha 20 persone, 4 capi barracelli, un capitano ed un segretario detto attuaro.
Nel tribunale di mandamento sono, un giudice, un viceprocuratore fiscale e due segretarii.
La giurisdizione di questo tribunale estendesi sopra Pabillonis, o Pavigionis, e Sardara.

I popoli continuano ad invocare la giustizia, e se è vero quel che dicono, essa non risponde a’ loro voti, negando, differendo o violandosi la ragione; se fossero vere le querele, si vedrebbero nei tribunali scandalose iniquità, turpissime corruttele, detestabili simonie, o per lo meno i ministri della giustizia sarebbero colpevoli di negligenza e indolenza, e sarebbero da condannare gli agenti superiori di poca sorveglianza sulla condotta degli inferiori.

I delitti sono rari, e se nel territorio si commettono grassazioni ed abigeati, sono questi da attribuirsi a venturieri orgolesi, tonaresi ed anche villacidresi. A questi stessi dovrebbe forse imputarsi qualche omicidio, che fu scoperto entro i termini della notata giurisdizione.

La nessuna vigilanza della polizia, e la poca forza del governo, assicura l’impunità a’ malfattori, e fa soffrire gravi danni ai cittadini nelle persone, e più nelle proprietà.
In Sangavino è la residenza del comandante del battaglione miliziano del dipartimento di Monreale.

V’è pure un Regio ufficio di posta, dove il corriere venendo da Cagliari fa la prima diramazione per Villacidro, Iglesias e le isole sulcitane.