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La Chiesa di Santa Severa

La Chiesa di Santa Severa è un edificio bello e misterioso, di cui pochi conoscono le informazioni necessarie. È un edificio lungo m. 18, largo m. 3 e alto m. 7.5, a pianta rettangolare, con tre navate e uno spazio absidale costruiti parzialmente di mattoni crudi; attualmente si trova incorporata all’interno delle proprietà della Congregazione religiosa del Cuore Immacolato ed Addolorato di Maria, proprio a ridosso della chiesa di San Gavino Martire.

Chiesa di Santa Severa

Di questo edifico si sa poco o nulla, ma dovrebbe essere molto antico, anche se non si sa ancora con precisione l’anno dell’edificazione e della sua consacrazione. Diverse sono le ipotesi: alcuni studiosi sostengono che sia stata costruita intorno al 1600, mentre altri sostengono che la chiesa venne edificata nel 1400; quest’ultima ipotesi verrebbe confermata da alcuni documenti secondo i quali la chiesa fu costruita dai profughi fuggiti dal villaggio di Santa Severa di Monreale, dopo la battaglia di Sanluri del 1409 tra gli Aragonesi e l’esercito giudicale d’Arborea.

La chiesa versava le consuete decime alle autorità religiose fino al 1352 circa, quando poi fu costruita la cappella della chiesa di San Gavino Martire, che ne prese il posto nella coscienza religiosa dei sangavinesi; tuttavia la festa in onore della Santa (martirizzata a Treviri nel VI secolo D.C) vene celebrata fino al XIX secolo.

Diversi furono i restauri che l’edifico subì nel corso dei secoli: a partire da quelli effettuati dal rettore Porcella nel 1725, cui seguirono quelli del 1777, anno in cui l’altare in legno, di origine pare cinquecentesca, venne sostituito da uno più moderno costruito dallo scultore Michelino Spiazzi, di Cagliari. I restauri si susseguirono fino agli inizi del 1900 – così come sostiene il Professor Eugenio Ibba – fino a quando non venne ultimata anche la costruzione del portico.

L’edificio fu importante per la vita della comunità sangavinese non solo perché la festa in onore della santa – che si teneva la prima domenica di luglio – era bella, grande e molto partecipata, ma anche perché secondo la tradizione all’interno dell’edificio, e più precisamente ai piedi dell’altare (in quello che viene detto cornu epistulae) si trovavano due corpi santi.

Per ricollegarci alla data di origine della chiesa, e più precisamente all’ipotesi del 1600, è doveroso ricordare che proprio a partire da quella data in Sardegna iniziò la lotta per il primato morale (e per il ruolo di Primate) tra la Chiesa di Cagliari e quella di Sassari, primato che si sarebbe ottenuto con il possesso di più “corpi beati” (o reliquie di santi, martiri, ecc) all’interno delle loro circoscrizioni territoriali. Probabilmente quando venne creata la chiesa, appunto nel XVII secolo, nacque anche la leggenda per dare lustro all’edificio; non si hanno dati archeologici certi della presunta custodia di corpi di santi o martiri, che nel caso di questa chiesa dovrebbero essere – secondo tradizione – i resti di Proto e Gianuario.

Una volta che la chiesa “de santa sera” fu annessa all’interno delle mura del convento delle Suore, e quando la festa non venne più celebrata in maniera grande e pomposa come nell’antichità, l’edificio perse la sua importanza sociale, divenendo un semplice rudere campestre, non visitabile e poco conosciuto; soltanto un cartello ne ricorda l’importanza come bene culturale, mentre l’unica immagine era quella offerta dal passaggio del treno in direzione della stazione di Sanluri Stato.

Fonte: Alberto Serra

Per approfondire:
CASTI A. Santu ‘Engiu arrogus de storia, 1997.
GIACU A. Oltre l’incendio, il manoscritto “Porru”, 2003.
CASTI A. Lionnòra in Santu ‘Engiu, 2012.

Serra Alberto.

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