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L’arte di Jana’s

Incuriositi ancor di più dalla lunga attesa dovuta al rinvio causato dall’alluvione di novembre, abbiamo visitato la mostra di Daniela Frongia “Jana’s” chiamata “all’Interno e all’Intorno contemporanea-mente”.

Già dal nome avevamo capito la particolarità della mostra in cui l’interno era rappresentato da tutte le opere mentre l’intorno erano gli spettatori protagonisti della mostra. “Contemporanea-mente” scritto così di proposito richiamava l’utilizzo del proprio cervello durante la mostra di arte contemporanea.

L’arte di Jana’s

Detto questo e ribadita l’eccezionalità di una mostra di questo tipo, allo stesso tempo emotiva, intellettuale e dinamica, siamo anche noi caduti nelle tentazioni, oltre ad ammirare le opere appese al muro, si poteva ascoltare musica, guardare video, leggere, scrivere e soprattutto cercare di aprire l’opera attraverso la scelta della chiave giusta.

Abbiamo incontrato l’artista per toglierci alcune curiosità, Daniela, qual è stata la tua formazione?
«La mia formazione artistica va sviluppandosi fin dall’infanzia, attraverso la sperimentazione del disegno e della materia naturale, l’osservazione, l’ascolto e la curiosità. Ho maturato la mia poetica personale nel percorso di studi alla Scuola d’Arte di Oristano e successivamente all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Il percorso fiorentino è stato particolarmente ricco di esperienze dirette con artisti quali Robert Pettena, John Duncan, Melissa Pasut e Cesare Pietroiusti; attraverso collaborazioni, mostre collettive e workshop».

Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Sarà coinvolta ancora San Gavino?
«Difficile dire quali siano i miei progetti per il futuro, di certo sono tanti e pieni. Vivo l’arte giorno dopo giorno, sviluppando ciò che la mia “contemporaneità mentale” suggerisce. Il pensiero emotivo è la base del mio fare, il corpo la sua traccia, il pubblico il racconto. Ho atteso tanto per una personale nel mio paese, mi ha commossa l’entusiasmo e la partecipazione delle persone, e di certo, non sarà stata questa l’unica occasione per poter “dire” qualcosa».

Fonte: Luca Fois, Comprendo

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