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martedì, 16 Aprile 2024

Premio Banco di Sardegna, il progetto “Sa Figamorisca” s.r.l.

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LICEO SCIENTIFICO, DELLE SCIENZE UMANE E LINGUISTICO “MARCONI LUSSU” – SAN GAVINO MONREALE – classi 4° A e 5° E
TERZO PREMIO EX AEQUO – 5.000 euro
Alice Angei, Giorgio Angius, Maria Virginia Casu, Carlo Floris, Miriam Floris, Veronica Frau, Matteo Melis, Luna Perrier, Leonardo Ducato Ruggeri, Luca Tronci.
Dirigente scolastico: Prof.ssa Vincenza Pisanu
Docenti coordinatori: Prof.ssa Claretta Musa e Prof. Giovanni Lisci

Premio Banco di Sardegna, il progetto “Sa Figamorisca” s.r.l.
Premio Banco di Sardegna, il progetto “Sa Figamorisca” s.r.l.

Progetto: “SA FIGAMORISCA S.r.l”

“Sa Figamorisca” s.r.l. è un’azienda del settore agroindustriale, che si occupa della coltivazione del fico d’India per la produzione di prodotti come marmellate e liquori e la vendita del frutto stesso all’ingrosso. Produce inoltre humus mediante lombricoltura.

Il fico d’India è una pianta molto ecocompatibile, dai mille usi. Questo frutto non ha nemici in natura e non necessita di trattamenti chimici, di concimazione e nemmeno d’irrigazione. Caratteristiche che gli sono valse, già nel 2007, la conquista della Dop (Denominazione origine protetta).

Essendo una pianta tipica della macchia mediterranea e della Sardegna, si potranno anche utilizzare le piante già esistenti e non sfruttate dai proprietari terrieri, offrendo loro un servizio di potatura e manutenzione gratuita in cambio del frutto.

L’obiettivo è quello di sfruttare una grande risorsa, raramente usata nel territorio sardo, che contiene al suo interno mille potenzialità di sviluppo. Per questo il 20% del maggiore importo tra il costo e il valore della produzione verrà devoluto all’attività di Ricerca & Sviluppo, con lo scopo di rendere questa pianta uno status symbol della Sardegna.

E’ poco conosciuto che i cladodi della pianta hanno rinomate capacità farmaceutiche, grazie alle proprietà simili alla più nota Aloe Vera. Inoltre, possono essere usati anche come biomassa grazie alle caratteristiche che, con approfonditi studi, permetterebbero di brevettare impianti a biogas molto più piccoli e dalle stesse potenzialità di quelli attualmente utilizzati con altri tipi di biomasse.

L’uso ridotto del frutto, almeno nella fase iniziale del progetto, è una garanzia di qualità del prodotto raccolto a mano e della sua lavorazione.

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