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San Gavino Monreale
venerdì, 26 Aprile 2024

Centro Trasfusionale, il cuore (d’oro) dell’ospedale di San Gavino Monreale

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L’ospedale di San Gavino Monreale è spesso al centro delle storie raccontate sulle nostre pagine. Raccogliamo quotidianamente le testimonianze dei pazienti di tutto il Medio Campidano, venendo messi a conoscenza di storie personali, di speranze, gioie, difficoltà e lacrime.

Quando si parla di un nosocomio, la cronaca lo insegna, è più facile parlare di quello che non funziona. Gli episodi di malasanità “fanno click”, le denunce “fanno rumore” e vengono condivise da centinaia di persone. Tutto giusto: è sacrosanto evidenziarne storture e malfunzionamenti, in modo che i vertici sanitari locali provvedano a risolvere (o almeno tamponare) i tanti problemi che affliggono la sanità pubblica.

Ma c’è anche una sanità che funziona e di cui si parla troppo poco. Ad esempio, nell’Ospedale Nostra Signora di Bonaria c’è un reparto che lavora bene, anzi benissimo, nonostante le enormi difficoltà che accomunano gran parte del comparto sanitario sardo in questo momento. La prova è costituita dalle testimonianze dei numerosi donatori e pazienti che ogni settimana frequentano il Centro Trasfusionale.

Oltre la rampa circolare di scale presso il secondo piano della palazzina di fronte al Pronto Soccorso, presso il secondo piano dell’edificio centrale dell’Ospedale e presso la struttura di Serramanna lavorano dottoresse, infermiere, OSS e tecnici del Centro Trasfusionale di San Gavino Monreale, vero e proprio fiore all’occhiello della sanità del Medio Campidano.

Il Centro Trasfusionale, facente capo alla ASSL di Sanluri e al Presidio Ospedaliero Nostra Signora di Bonaria di San Gavino Monreale, si occupa della raccolta e lavorazione del sangue intero e della conservazione e distribuzione degli emocomponenti, svolgendo un ruolo fondamentale, in quanto rappresenta un importante baricentro per la raccolta sangue nella nostra provincia. Infatti, ad esso afferiscono molti donatori che provengono dai paesi del Medio Campidano ma anche dalle provincie limitrofe – come ad esempio Oristano e Cagliari – e ogni anno vengono raccolte circa 1000 unità di sangue.

Il Centro Trasfusionale del Medio Campidano si occupa inoltre di garantire le cure cliniche e le terapie trasfusionali salvavita ad una trentina di pazienti affetti da Beta-Thalassemia Major e ad alcuni pazienti mieldisplastici che afferiscono dai paesi vicini, a cui si aggiunge, inoltre, la presa in carico di alcuni pazienti seguiti per il supporto di una terapia marziale endovena.

In particolare, vogliamo sottolineare l’importanza che questo CT riveste per due categorie di persone che sono accomunate dal vitale “filo rosso” e che sono “unite” proprio grazie al lavoro e alla grande professionalità del suo personale sanitario.

Proprio la testimonianza dei pazienti talassemici (che si recano in ospedale il lunedì, mercoledì e venerdì) e soci dell’Associazione Regionale Thalassa Azione Onlus Aps  – attraverso le parole di Eloisa Abis, referente per il Medio Campidano – ci aiuta a capire meglio quanto sia indispensabile il servizio del Centro Trasfusionale.

“La maggior parte dei pazienti seguiti presso questo CT – ci racconta Eloisaha visto la sua nascita negli anni Ottanta e sin dalla tenera età è legata a questo servizio, che – nonostante l’avvicendarsi negli anni del personale medico, infermieristico e tecnico- ha mantenuto con grande professionalità un ruolo importante per la clinica e la cura della talassemia. Per i pazienti che soffrono di una patologia cronica come la nostra è fondamentale la presa in carico a 360° di tutte le problematiche che essa comporta. Avere medici e personale sanitario capace di garantire le cure e le terapie trasfusionali periodiche in modo competente, umano e professionale è molto importante per noi. Possiamo dire che se oggi la nostra qualità di vita è migliore lo dobbiamo proprio a loro, che non si risparmiano mai e sono sempre capaci, anche in questo momento di grande emergenza e paura, di soddisfare al meglio i nostri bisogni di cura con estrema dedizione per il loro lavoro. A loro, oltre ai donatori, va il nostro più sincero grazie da parte di tutti noi pazienti”.

Dall’altro capo del “filo rosso” virtuale delle trasfusioni di emocomponenti c’è l’AVIS, l’associazione dei donatori di sangue, i cui volontari possono usufruire – tre volte alla settimana, martedì, giovedì e sabato mattina – dei servizi delle bravissime dottoresse, infermiere e OSS impegnate nelle operazioni di triage, visita e prelievo. Un’accoglienza resa piacevole anche dal clima disteso dell’ambulatorio, dalle chiacchiere durante il salasso e dalla ricca colazione offerta al termine della donazione.

“L’AVIS di San Gavino è nata nel 2014 – afferma il presidente della sezione comunale, Diego Cotzae da subito abbiamo collaborato quotidianamente con il Centro Trasfusionale seguendo le loro indicazioni e regolando le nostre chiamate in base alle carenze di sangue o ai surplus, in base alle reali necessità dell’ospedale. In questi ultimi mesi, ad esempio, ci siamo riusciti bloccando le chiamate dei donatori quando le attività ospedaliere erano ridotte all’essenziale, limitate prevalentemente alle trasfusioni per i pazienti talassemici, essendo le operazioni di ruotine interrotte. L’introduzione, causa Covid, della prenotazione telefonica delle donazioni, è stata una cosa importante perché ha migliorato le attività del Centro Trasfusionale e la gestione di eventuali carenze di sangue. Volendo trovare una criticità, abbiamo purtroppo riscontrato, negli anni, una carenza di personale ospedaliero: sarebbe necessario potenziare il personale per poter garantire l’apertura del centro prelievi almeno sei giorni su sette, possibilmente anche un pomeriggio. Col personale attualmente in forza all’ospedale questo ora non è possibile. La stima reciproca tra AVIS e personale sanitario rende efficace l’opera della nostra associazione, nonostante tutto. Ci auguriamo che questo periodo che tiene i volontari AVIS fuori dall’ospedale termini presto perché uno dei nostri punti di forza è l’accoglienza dei donatori, parlare con loro e intrattenerli in attesa del salasso”.

Anche in questo 2020 complicatissimo per la sanità italiana e sarda, in cui alle incognite storiche si sono aggiunti i molteplici problemi causati dall’emergenza coronavirus (che di fatto ha bloccato visite, screening e interventi non improrogabili), il Centro Trasfusionale ha continuato a operare senza sosta, garantendo un servizio indispensabile per un bacino di oltre 100.000 persone.

Per tutte queste ragioni possiamo affermare senza dubbio che il Centro Trasfusionale è il cuore pulsante del nostro Ospedale. Come cantava Neil Young:

I’ve been to Hollywood
I’ve been to Redwood

I crossed the ocean for a heart of gold…
Sono stato a Hollywood
sono stato al Redwood National Park
ho traversato l’oceano per cercare un cuore d’oro…


… tanta strada, Neil, quando sarebbe bastato semplicemente passare a San Gavino Monreale?

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