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venerdì, 26 Aprile 2024

Perché questo silenzio? Verità e giustizia per Ignazio Sessini, morto sul lavoro alla Villaservice

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Giornata calda oggi, caldissima per la nostra Isola. Cerco refrigerio con un ghiacciolo e tra le pale di un ventilatore che rimesta solo aria bollente. Accendo per un attimo la tv per sapere cosa succede nel mondo.

Molte trasmissioni anche al mattino parlano di Laila, la donna marocchina schiacciata a morte da una macchina fustellatrice durante un turno notturno in solitaria in una azienda modenese. Tutte le tv ne parlano da giorni con tanto di inviati sul posto e probabili scoop, hanno raccontato persino i suoi funerali, della partecipazione popolare commossa, del proseguo delle indagini, delle premonizioni che questa giovane donna aveva avuto più volte sul funzionamento anomalo di quel macchinario.

È giusto, quasi sacrosanto direi, parlare di questi morti bianche, di chi oggi continua a morire sul posto di lavoro per portare a casa solamente il pane quotidiano. Già, siamo nel 2021 e, mentre Bezos e Musk giocano a rincorrersi per farsi un giretto sullo spazio bruciando i miliardi che hanno avuto sfruttando gelosamente le leggi della globalizzazione globale che schiacciano i lavoratori, nelle nostre fabbriche e cantieri si muore ancora di lavoro come un tempo. Ascolto la storia di questa immigrata che da tempo viveva in Italia e che faceva tanti progetti sulla sua famiglia.

Improvvisamente mi chiedo una cosa. Perché sulle televisioni nazionali, sulle trasmissioni tipo “Estate in diretta”, non ho sentito nulla sulla morte di Ignazio Sessini, l’operaio specializzato della Villaservice morto anch’egli durante un turno notturno svolto in solitaria in un capannone anonimo della zona industriale di Villacidro dove si tratta l’umido della raccolta differenziata per conto dei comuni del circondario.

Per lui nessun inviato dal continente, nessun collegamento con gli studi nazionali, nessun approfondimento sulle cause degno di una trasmissione nazionale.

Per lui nessun esperto in studio a porsi domande e interrogarsi sul perché sia potuto accadere. Forse mi sbaglio, ma mi pare che nessuna emittente tv nazionale e anche nessun tg nazionale abbiano dato risalto alla morte di mio cognato. Almeno non tanto come sta accadendo per tante altre.

Perché? Non erano forse entrambi dei lavoratori notturni addetti al funzionamento di un macchinario? Forse sono morti diverse? Forse morire in una grande zona industriale come quella di Modena fa più notizia rispetto a una morte in una zona industriale che ora di produttivo ha ben poco. Forse perché Modena è uno dei centri della produzione nazionale mentre Villacidro è solo il cimitero di tante industrie fallite ormai decenni fa e di cui restano solo i capannoni sventrati e le ciminiere spente? Forse lo sfruttamento dei dipendenti, dei lavoratori obbligati a svolgere turni notturni sempre più lunghi e solitari, è diversa? Forse è diverso il dolore dei famigliari di chi ha visto uscire di casa un proprio caro per una normale giornata di lavoro e non lo ha più visto rientrare?

Oppure, più probabilmente, le morti bianche sarde non interessano più di tanto perché la Sardegna, per l’ennesima volta, è solo vista come luogo di vacanza, di divertimento, di spensieratezza e, ahi noi, di contagio del virus tra discoteche e locali alla moda della tanto rinomata Costa Smeralda? Non so darmi una risposta, so solo che Ignazio meritava la stessa attenzione dei media nazionali perché forse la sua morte è stata anche più atroce perché avvenuta in una periferia dove non si ha neanche diritto alla giustizia e a far sentire la propria voce.

Eppure qualche coraggioso c’è: sì, qualcuno stamane ha deciso di appendere delle lenzuola davanti al municipio di Villacidro, semplici scritte come dimostrano le foto… ma quelle semplici scritte a qualcuno hanno dato fastidio poiché sono state subito rimosse, personalmente non so da chi.

Questa è però la dimostrazione che di Ignazio meno si parla e meglio è, ma vi posso assicurare che finché rimarrò nelle mie piene capacità personalmente non arretrerò di un millimetro e cercherò le risposte a tutte le domande anche a quelle domande a cui nessuno al momento ha risposto, ma la prossima settimana ne aggiungeremo delle altre e poi altre ancora, perché la morte di Ignazio in una calda notte di luglio non sia vana.

Fausto Orrù

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