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venerdì, 3 Maggio 2024

Edilizia, 25.000 realtà sarde pronte a riqualificare il patrimonio immobiliare privato

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Imprese artigiane edili favorevoli: 25.000 realtà sarde pronte a riqualificare il patrimonio immobiliare privato. Per l’Associazione punti prioritari sono la formazione e la qualificazione. L’avvertimento di Giacomo Meloni (Presidente Confartigianato Edilizia Sardegna): “Gli oneri burocratici ed economici della nuova regola non ricadano sui privati e aziende”.

Come imprenditori dell’edilizia e come Associazione d’impresa siamo favorevoli alla Direttiva Europea “Case green” perché crea lavoro, riqualifica il patrimonio edilizio e ne aumenta il valore, permette di risparmiare energia, e offre la possibilità ai proprietari di recuperare, attraverso tutto il sistema dei bonus edilizi e quindi di detrazioni, gran parte degli investimenti effettuati. Una cosa è certa: dobbiamo fare di tutto affinché questa nuova regola non ricada, in termini economici e burocratici, sulle spalle dei cittadini e sulle imprese”.

È questo il commento di Giacomo Meloni, Presidente di Confartigianato Edilizia Sardegna, sulla nuova Direttiva Europea “Case Green”.

L’efficientamento energetico ovvero la riqualificazione del patrimonio immobiliare – prosegue – può essere una grande opportunità ma non deve trasformarsi in vessazione per cittadini e imprenditori. Non dimentichiamo come la Sardegna, come il resto d’Italia, abbia dimostrato negli anni, attraverso il sistema degli eco bonus, una interessante capacità di intervento per la messa in efficienza degli edifici”.

Secondo dossier dell’Ufficio Studi di Confartigianato, l’impatto della nuova regola sulla Sardegna sarà veramente importante sia termini di patrimonio da riqualificare, sia come aziende interessate alle prospettive di questo nuovo mercato: quasi 90mila immobili vetusti e circa 25mila imprese edili pronte ad intervenire. Un giro d’affari che potrebbe essere anche superiore rispetto a quello del superbonus considerato come quelle impegnate saranno tutte risorse private che non andranno a intaccare i bilanci dello Stato. Per valutare l’impatto, basti pensare che per un intervento totale di riqualificazione di un immobile di 100 metri quadri si innesca un giro d’affari, tra riqualificazione, efficientamento e autoproduzione, che arriva facilmente ai 150mila euro di investimento. D’altra parte, però, c’è da considerare come un immobile rimesso a nuovo possa valere anche il doppio rispetto, con consumi energetici praticamente azzerati, rispetto a uno ancora da ristrutturare.

Per l’Associazione degli Edili Artigiani, tutto ciò deve partire da due punti fondamentali del sistema edilizio: la formazione del personale e l’accesso alla professione.

Il primo – sottolinea Melonideve consentire alle imprese di formare gli addetti senza che i costi di tale azione si trasformino in una zavorra che affossa le imprese; la formazione deve essere un valore e non un onere. Per fare questo servono risorse adeguate, ovvero investimenti da parte dello Stato”. “Il secondo – prosegue – rappresenta la necessità, non più differibile, di una normativa che disciplini il sistema di accesso alla professione di imprenditore edile. Il settore, ormai, non può prescindere dall’individuazione di regole chiare e certe nella loro applicazione, che portino ad una qualificazione delle imprese operanti nel settore edile. I recenti fatti di cronaca ricordano e ribadiscono l’assoluta necessità di promuovere una “cultura dell’edilizia”, garantita da competenze adeguate alla realizzazione dei lavori in capo all’impresa ed alle maestranze che la costituiscono. C’è la necessità di norme che regolino, e selezionino, l’accesso alla professione edile da parte di operatori in grado di assicurare al settore elevati standard professionali, in contrasto ai noti fenomeni d’improvvisazione che, seppure marginalmente, hanno riguardato il settore a seguito dell’introduzione dei bonus energetici”.

Per il Presidente, in ogni caso, “le politiche dell’Unione Europea non devono essere interpretate come una minaccia, ma come una grande occasione per cogliere l’obiettivo di “emissioni zero” dei nostri edifici e, contemporaneamente, sostenere la crescita economica e occupazionale. Certamente siamo consapevoli come la norma poga delle sfide impegnative che potranno essere affrontate solo attraverso politiche, ovvero incentivi, regionali, nazionali e comunitari, che dovranno essere sempre più mirati a salvaguardare e valorizzare il patrimonio immobiliare, soprattutto quello privato residenziale”. “Il sostegno al settore – conclude Meloninon deve gravare esclusivamente sulle bollette di famiglie e imprese e, men che meno, generare bolle speculative. Basta con gli interventi spot sottoposti a continui ripensamenti”.

Il panorama residenziale della Sardegna versa ancora condizioni critiche, con abitazioni troppo vecchie e in cattive condizioni di salute e che consumano troppo.

L’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, ha analizzato l’età e lo stato dei 512.310 edifici privati (case unifamiliari, ville, villette, case a schiera, palazzine, condomini anche con attività economiche al piano strada) costruiti prima del 1981 (322.515 unità) e dopo l’81 (189.795), secondo dati Istat.

Dall’indagine è risultato che il 17% (87.262 edifici) del totale degli immobili versano in pessime o cattive condizioni, ponendo l’isola al 6° posto in Italia tra le regioni con un patrimonio immobiliare vetusto.

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